A.A.A. FELICITA' PER DUE cercasi

La coppia vive oggi di molteplici forme e nuove regole, ma per chi ancora spera o vive una relazione nella definizione più tradizionale di stabilità e di unione, si può suggerirne gli aspetti fondanti.

UNA RICETTA PER LA FELICITÀ È DATA DALL’EQUILIBRIO DEI SUOI INGREDIENTI:

Forse la definizione più autentica della felicità è quella che sentiamo con il soddisfacimento dei nostri bisogni e nei rapporti di coppia, di bisogni da soddisfare, ce ne sono tanti: quelli di ogni singolo partner, quelli propri della coppia e quelli della rete sociale che li circonda (amici e parenti che vivono intorno alla coppia e spesso interferiscono nella relazione).
La relazione è il risultato di un incastro tra due persone potenzialmente diverse (biologicamente, fisiologicamente, caratterialmente e nell’espressione di personalità differenti costruite tra bisogni ed esperienze pregresse e, ancora una volta, differenti). Per costruire, nutrire e mantenere questo incastro di coppia vivo e soddisfacente, per entrambi i partner, servono volontà, impegno e intelligenza, perché il risultato è più della somma dei singoli elementi insieme.

2 PARTNER
Il primo presupposto è la scelta del partner: per quanto, persone con adeguate capacità relazionali e vivida intelligenza emotiva sappiano vivere felici anche nella differenza, la somiglianza tra partner è senza dubbio un aspetto facilitatore per la qualità della relazione. Somiglianza intesa come comunanza di gusti, di interessi, di prospettive, di capacità di lettura dei significati e delle emozioni e somiglianza nei bisogni di comunicazione e nelle capacità empatiche di dialogo. Altrimenti i sani conflitti affonderebbero la barca nella disistima e nella delusione in breve tempo.
I ruoli sono cambiati rispetto ad una trentina di anni fa: le donne sono più propense a realizzare se stesse e a riconoscersi spazi di piacere personale e gli uomini ancora faticano ad accettare pienamente queste dimensioni, che appartenevano scontatamente solo al loro regno. Una concezione completa della vita di coppia, senza differenze di genere nella valutazione dei bisogni, permette di mantenere vigile l’attenzione di entrambi per l’altro e per il legame.

300 gr di CONDIVISIONE
La buona relazione è quella che vive il senso di pienezza dello stare insieme, del tempo e dello spazio condivisi. Il senso gioioso della completezza che non fa emergere altri bisogni ma che non si trasforma in fusione. Mantenere vive le due individualità e rispettare i bisogni personali è importantissimo, ma questi, a loro volta, non  devono prevaricare sulla coppia.
Ciò che incrina la relazione sono le scelte che portano i partner a stare sempre più lontani, su due percorsi paralleli ma separati. Le divergenze della vita e delle scelte porta alla rinuncia al dialogo e al crescente disinteresse per le cose strettamente definite “di coppia”; il silenzio che subentra rivela la non volontà ad affrontare il problema di base: perché stare insieme?
Condividere spazio, tempo ed esperienze significa invece creare dei piaceri comuni, dei ricordi comuni, che costituiranno il cemento della relazione e la sua storia.
Se i partner tengono fermamente a mantenere le abitudini della vita precedente da single (uscite fisse con gli amici, impegni sportivi, corsi di varia natura) rimarcano rigidamente l’esistenza di altri bisogni, che nascono spesso a compensazione del senso di soffocamento e chiusura che deriva dalla relazione o dalla paura di perdersi in essa.

200 gr di CONOSCERSI
Non basta una vita per conoscersi ma non è neanche necessario conoscersi troppo: è importante mantenere una parte di riservatezza, evitare l’assoluta sincerità (risparmiando le confidenze che non sono utili alla relazione) e l’eccessiva schiettezza, ricordando che il partner deve mantenere vivo il sentimento e la motivazione quanto noi. Conoscersi non significa raccontarsi tutto, ma saper guardare – saper capire – saper accettare, con interesse autentico, umiltà e pazienza.
Il conoscersi è poi strettamente legato alla capacità di comunicare: la conoscenza richiede comprensione empatica, altrimenti il dialogo acquisisce freddezza e giudizio, quella messa in discussione che porta l’altro a ritirarsi, allontanandosi da una relazione in cui non si sente capito.
Il conoscersi implica infine l’intimità che, per quanto spesso male usata a compensazione della carente comunicazione, appare un buon supporto a nutrimento del legame. La sessualità e l’intimità creano un linguaggio del corpo necessario, che si affiancherà nel tempo al vero e proprio linguaggio di coppia, quello non basato sulle parole, ma sulla regolazione della vicinanza-distanza, sull’uso sano dei silenzi, sul confronto senza perdenti. Solo in questo modo la coppia può superare insieme i conflitti, le crisi sane che la quotidianità offre, con un atteggiamento costruttivo e propositivo.

200 gr di ESSERE SE STESSI
Presentarsi in maniera realistica all’altro, senza usare quelle maschere di fascinazione che dopo pochi mesi gettano nello sconforto e nella delusione i partner. Essere se stessi con delicatezza e rispetto nei confronti dell’altro/a consente di porsi su un piano di realtà: il piano della concretezza entro cui fare una buona scelta (di partner e di coppia) ed entro cui costruire il saper sognare insieme. La stabilità della relazione spegne gradualmente la passione (quando non è supportata da un’ottima attrazione fisica) e quella magia tipica dell’innamoramento che ci rende l’altro indispensabile, ma l’amore vero, quello maturo e generativo, è quello sentito come “amo te perché sei tu” e  non “amo te perché sei bella” o “perché ho bisogno di te” o ancora “perché tu mi fai sentire importante” (il che spesso rivela difficoltà sottostanti di autostima e di legame).

100 gr di RELAZIONI SOCIALI
Mentre il secolo scorso era caratterizzato per lo più dall’esistenza di famiglie tradizionali e allargate, oggi le famiglie sono spesso monogenitoriali o definite da nuovi incastri di coppia: nuovi mariti e nuove moglie, fratelli e parenti acquisiti. Nella famiglia tradizionale quasi tutti i bisogni venivano soddisfatti nella famiglia allargata: la coesistenza di diverse generazioni consentiva maggiore collaborazione, ognuno riceveva il sostegno di cui aveva bisogno, coltivava gli spazi della confidenza e del fare insieme, ognuno si arricchiva di legami e di riconoscenza.
Oggi le coppie cercano di non chiudersi troppo tra le mura della noia, mantenendo legami sociali con amici che spesso sono o dell’uno o dell’altro partner (mentre dovrebbero essere di entrambi e piacere ad entrambi).
Le relazioni amicali e parentali sono importanti ma devono contribuire all’equilibrio della coppia: anche i “migliori amici” dell’uno o dell’altro devono nutrire la relazione, poiché il singolo è parte di un Noi e quel noi non ha bisogno di presenze ambigue, ambivalenti e scatenanti inutili gelosie possessive. Spesso la presenza invasiva di un “caro amico” viene vissuta come un tradimento, come un rivelare una complicità che non è altrettanto forte tra i partner. Questo può creare instabilità relazionale e insicurezza personale.

250 gr di INTIMITA’
La relazione cresce tra sentimento, rispetto, desiderio e bisogno. Questi ultimi alimentano lo scambio intimo, la corrispondenza degli affetti e della fisicità. L’intimità si fa sessualità ma è anche scambio e completezza. È tenerezza, reciprocità, amore per il corpo, cura di sé e dell’altro. Conoscenza reciproca e astensione dal giudizio.

1 pizzico di ASPETTATIVE
Conciliare la propria esistenza con la vita di coppia non è difficile, è un atto di volontà, un’arte da coltivare. Ognuno di noi propenderebbe al pensare a sé se potesse, ma la vita a due è sì sacrificio ma è anche fonte di gioia e gratificazione. Si concertano i desideri, si confrontano le personalità e si realizzano progetti insieme, anche quelli generativi.
Nella vitalità di coppia influiscono le aspettative, quelle che nascono spontaneamente ma che non si trasformano in aguzzini richiestivi o impositivi. Le aspettative non devono essere elevate e irrealizzabili e non devono nascere da bisogni personali frustrati.
Nella coppia si può chiedere ma non c’è l’obbligo di ricevere: tutto dipende dalla capacità del dono insita nei partner, senza sentirsi addosso l’obbligo puntuale di dimostrare riconoscenza per ciò che fa l’altro. Avere delle aspettative nei confronti del partner non deve sfociare nel cercare di trasformare le sue azioni in un dovere alla relazione, poiché ogni gesto è una scelta e come tale non implica un obbligo ma chiede spontaneità. Quando le aspettative diventano esplicite la relazione si fa dovere (e obbligo), assumendo quei tratti di rigidità che ne bloccano l’evoluzione. In realtà, in una relazione sana ed equilibrata la coppia intuisce le reciproche aspettative e si adopera spontaneamente per arricchire il legame di soddisfazione e occasioni di comunanza e gioia. Tutto ciò che non avviene nasce da una mancanza: magari i partner non hanno la capacità di leggersi e di intuirsi, o hanno competenze relazionali immature e autocentrate. Oppure scelgono di non darsi troppo.

 

Rispetto a qualche anno fa quindi, essere coppia è oggi più difficile: le relazioni sono sottoposte a continua rivalutazione critica, viene messa in evidenza la rilevanza del sacrificio di sé che richiede la relazione, con un risultante senso di sfiducia e di mancanza (o di privazione). Ma è come continuare a guardare un processo in continua evoluzione e passibile di costante miglioramento andando a cercarne i difetti e le screpolature: con questo atteggiamento di continua messa in discussione non se ne cura la sopravvivenza. La relazione si nutre con la responsabilità e con continue alleanze quotidiane.