11 SETTEMBRE SENZA ANNO

Davanti al televisore pochi hanno intuito la realtà immediata.
Ha a che fare con la dimensione soggettiva del trauma: la psicotraumatologia conferma infatti come ogni persona possa reagire soggettivamente ad un evento stressante o ad un vissuto traumatico. Tutto dipende dall’interazione di vari fattori: le caratteristiche dell’evento potenzialmente traumatico, le caratteristiche della persona, la reazione soggettiva nel tempo e il supporto sociale. Questi elementi definiscono il trauma, la sua trasformazione e la sua risoluzione.
In ogni minuto di quelle immagini il cervello umano elaborava le informazioni, univa i tasselli e costruiva un’immagine multiforme di ciò che stava accadendo. Un processo cognitivo in evoluzione.
Il secondo aereo ha posto le cose su un piano di realtà; le persone che si lanciavano dalle finestre, consegnandosi ad una morte voluta, rimandavano una consapevolezza che non possedeva chi, come noi, stava davanti al televisore.
La consapevolezza del trauma è emersa molto tempo dopo: dopo che si è capito quali limiti può oltrepassare l’uomo, dopo che il senso di sicurezza è stato sostituito dalla cognizione che non si può essere al sicuro in nessun posto. L’umanità ha vissuto in poche ore il passaggio evolutivo ad un’altra dimensione della vita: quello della possibilità e della perdita, improvvisa e passiva. 
Non è stato il primo e non sarà l’ultimo evento a coinvolgere indirettamente tutta l’umanità, ma l’originalità con cui è stato concepito e realizzato rappresenta l’essenza del trauma: l’imprevedibilità.